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Le news del 02.08.2007

Un ritardo da colmare

Un ritardo da colmare: è il titolo con cui il Governatore della Banca d’Italia Mario Draghi apre le pagine delle Considerazioni Finali 2006 dedicate all’analisi di quelle carenze istituzionali che sono di ostacolo al rafforzamento e alla crescita del sistema produttivo italiano.

Il primo posto, primato poco invidiabile, compete proprio al sistema dell’istruzione la cui inferiorità nel confronto internazionale è stata confermata anche dall’ultimo rapporto OCSE, “Education at a glance” del 2006. Il Governatore rileva inoltre una distribuzione territoriale dei livelli di apprendimento fortemente disomogenea, che penalizza il Mezzogiorno ed è presumibilmente dovuta non solo alle regole in vigore ma anche alla loro applicazione concreta.

In pieno accordo con le nostre tesi, Draghi punta l’indice sui meccanismi di reclutamento dei docenti e sulla loro distribuzione geografica e fra le diverse scuole osservando che si “mescolano, a stadi diversi, precarietà ed inamovibilità” e che “la mobilità ha scarso legame con le esigenze educative, con meriti e capacità”. Approfondendo la sua analisi il Governatore osserva inoltre che “… lo sviluppo di un efficace sistema di valutazione delle scuole nell’esperienza degli altri paesi appare indispensabile complemento dell’autonomia scolastica” mentre l’Italia in questo campo è in forte ritardo nonostante, aggiungiamo noi, vi siano stati diversi interventi normativi sulla struttura e sulle caratteristiche dell’INVALSI, l’ente cui è stato affidato questo compito.

Le riflessioni che Draghi dedica al mondo della scuola si concludono con la constatazione che non sono certo le risorse economiche la causa del fallimento del sistema educativo italiano perché la spesa per studente è in Italia superiore alla media europea!
Quello che il Governatore, per il suo ruolo istituzionale, non può dire ma si può leggere tra le righe quando afferma l’esigenza del cambiamento, della “ … constatazione dei circoli viziosi che penalizzano la scuola, disincentivano gli insegnanti, tradiscono la responsabilità della scuola pubblica”, è la necessità, urgente e non più eludibile, di un nuovo stato giuridico dei docenti basato sulla crescita professionale e sul merito, di nuovi meccanismi di reclutamento, di una reale autonomia delle scuole, in una parola delle idee che l’ANP da anni propugna.